Nel 2024 da gennaio a giugno, ho portato avanti una pratica di Meditazione Mindfulness © e Suonestesia® (uso della voce/canto) all’Associazione Parkinsoniani di Firenze.
Questo gruppo di pratica è partito all’inizio come un momento di rilassamento per i caregiver, mentre erano in attesa dei loro parenti parkinsoniani mentre svolgevano le loro attività riabilitative, ma poi si è allargato anche ai parkinsoniani. Quindi parliamo di un gruppo misto, composto da 6 persone che sono venute regolarmente una volta la settimana.
Gli incontri si basano, per il rilassamento, sulla tecnica della Meditazione Mindfullness Biodinamica©, e l’ascolto di musiche ideate e realizzate da Antonella Ella Ferrar (musicoterapeuta, cantante) e Shantam Stefano Crespan (compositore e Maestro di musica indiana) – Shael Deva Sound.
Questa esperienza ha avuto degli effetti molto positivi ed è stata la base per la preparazione della tesi per la formazione in Suonestesia®, diretta e condotta da da Antonella Ella Ferrari (musicoterapeuta, cantante) e Shantam Stefano Crespan (compositore e Maestro di musica indiana) – Shael Deva Sound. I dati verranno anche presentati al XV Congresso Internazionale di Psicosintesi, che si terrà a fine ottobre ad Abano Terme.
In sintesi posso affermare che durante la meditazione ed il suono, molte sintomi nei parkinsoniani sono ridotti o addirittura scompaiono, come il tremore, la rigidità muscolare, stati di ansia o agitazione, preoccupazione, lasciando il posto al rilassamento, lucidità mentale, consapevolezza, rilassamento, leggerezza, raddrizzamento della postura, vitalità, anche dopo la meditazione, facilità a deambulare, senso di appartenenza, minor calo della dopamina, maggior equilibrio.
Le persone hanno riportato anche una maggior consapevolezza del proprio corpo, una maggiore concentrazione, e conoscenza di se stessi. Le tematiche toccate sono state interessanti, come per esempio, i Parkinsoniani considerano la malattia come un viaggio, che in qualche modo ognuno ha scelto di intraprendere, rappresentando così un’opportunità di crescita; mentre i caregiver riportano di non avere spazio e tempo da dedicare a se stessi e la vita che c’era stata fino a quel momento, e che non esiste più. Esprimono la fatica e difficoltà ad adattarsi ad un nuovo stile di vita, dove la malattia rappresenta un ostacolo, e un qualcosa da cui fuggire. In molti momenti, la rabbia, l’impotenza e l’ingiustizia sono stati i protagonisti. E’ stata evidenziata la grande difficoltà a trovare dei momenti di risorsa, e la difficoltà di frequentare amicizie, di condurre una vita sociale come una volta. Ma tutto questo dolore viene chiuso dentro, come in un forziere, e nessuno può comprendere, cosa significhi veder sfiorire una vita, e non poter far altro che sopportare.
Quello che mi ha davvero colpito, oltre gli effetti positivi riportati, è che possono accadere delle esperienze, che io chiamo “esperienze delle vette”, nelle quali una persona può riportare un’ improvvisa consapevolezza, lucidità, chiarezza, lampo, che sembrano non appartenere a questa realtà, ma ad un mondo quasi “miracoloso”. Ma il semplice riallinearsi a se stessi, al proprio Sé superiore, crea uno spazio di quiete dove ogni problematica può essere trasformata e così compresa ed accettata.
La meditazione è una pratica che arrivata in occidente con l’avvento della New Age.
Già nei paesi orientali, da molto tempo, la meditazione ha sempre fatto parte della loro educazione e cultura, una pratica come vestirsi, lavarsi, mangiare. Perché viene considerata una pratica che porta qualità nella vita quotidiana.
Le meditazioni sono di vario tipo e genere, a seconda delle tradizioni, dei Maestri, si praticano in silenzio, da seduti, distesi, camminando, ballando ecc.
Per me e per altri, la meditazione è uno dei mezzi più idonei per la conoscenza e consapevolezza di noi stessi e soprattutto ci dà l’opportunità di andare nel nostro “mondo interiore” per sapere veramente chi siamo. Ci consente di sviluppare la coscienza e sensibilità che ci occorrono, per scoprire le nostre dimensioni interne e svelare la vera realtà.
“Come vi sono universi al di fuori, vi sono universi al di dentro. Come vi sono cieli al di fuori, vi sono cieli al di dentro. Come vi sono soli al di fuori, vi sono soli al di dentro”.
Di solito, prima di fare meditazione, io comincio con il rilassamento del corpo fisico, l’acquietamento delle emozioni ed il silenzio dei pensieri. Perché solo così, si può arrivare al silenzio e solo nel silenzio, siamo capaci di udire la voce del nostro Sé. Per udire questa voce, bisogna imparare ad azzittire il grande rumore che specialmente la nostra mente fa ogni giorno. A questo ci possono arrivare tutti e non occorrono doti particolari, ma molto allenamento, in certi casi quasi giornaliero, per arrivare allo scopo.
Già se cominciamo a portare nella nostra vita tempo da dedicare al rilassamento, possiamo cominciare a notare un miglioramento della nostra qualità di vita.
Purtroppo siamo sempre inseriti nella corsa frenetica della vita, e non riusciamo a trovare tempo da dedicare a noi stessi. Ci fermiamo solo quando ci arriva un brutto raffreddore, un’influenza, un incidente, ecc. Al contrario gli Orientali, la utilizzano proprio per dare valore alla vita e considerarsi in maniera diversa.
La meditazione si può davvero trasformare in un “atto creativo”, poiché è il mezzo con il quale possiamo ricostruire una nuova personalità, rigenerata e purificata. Quando cambiamo, questo ha un effetto anche sui nostri familiari, amici, ambiente in cui lavoriamo. I cambiamenti, secondo la mia esperienza, si vedono abbastanza velocemente, se uno pratica almeno una volta alla settimana, regolarmente. Ma i cambiamenti si notano, anche nel modo con cui la persona si pone, i lineamenti del viso si addolciscono, arriva una bella luce negli occhi, la persona è più felice e positiva, ecc. Nella mia pratica, ho anche notato, e questo viene anche confermato da studiosi, che la meditazione regolare, porta un innalzamento delle difese immunitarie nella persona, un innalzamento della forza o energia vitale, riduce i sintomi in alcune malattie neurologiche, lavora sull’ipertensione, sull’insonnia, stati di ansia e attacchi di panico ,depressione.
La Suonestesia, ideata da Antonella Ella Ferrari e Stefano Shantam Crespan (Shael-Deva Sound) è materia non ancora conosciuta, è viva e in evoluzione. Attraverso il suono della voce, il Suonestesista entra in contatto con delle frequenze non accessibili a tutti, non accessibile ai 5 sensi corporei ma solo ai sensi superiori.
IL suonestesista dovrà cercare e produrre, attraverso la VOCE, quei suoni necessari, per poter curare le persone che possiedono delle disarmonie. Il Suonestesista dovrà connettersi con il proprio campo al campo della persona e lasciarsi “consigliare-ispirare” dai clienti stessi. I corpi vibrano e possono rivelare un suono individuale, chiamato tonica, che se viene captato può essere riprodotto attraverso la voce. Grazie a questo suono, la persona può riconnettersi a se stesso ed a tutte quelle risorse che possono riportare equilibrio e benessere.
Inoltre, molti studi scientifici hanno riportato che la musica è uno strumento di comunicazione non verbale, per intervenire a livello educativo, riabilitativo o terapeutico, in una varietà di condizioni patologiche e parafisiologiche.
“l’uso della musica e/o degli elementi musicali (suono, ritmo, melodia e armonia) può facilitare e favorire la comunicazione, la relazione, l’apprendimento, la motricità, l’espressione, l’organizzazione e altri rilevanti obiettivi terapeutici al fine di soddisfare le necessità fisiche, emozionali, mentali, sociali e cognitive. La musica mira a sviluppare le funzioni potenziali e/o residue dell’individuo in modo tale che questi possa meglio realizzare l’integrazione intra- e interpersonale e consequenzialmente possa migliorare la qualità della vita grazie a un processo preventivo, riabilitativo o terapeutico.”
L’uso professionale della musica e dei suoi elementi come intervento in ambienti medici, educativi e sociali con individui, gruppi, famiglie o comunità che cercano di ottimizzare la loro qualità di vita e migliorare la salute e il benessere fisico, sociale, comunicativo, emotivo, intellettuale e spirituale.
La musica può essere utilizzata a vari livelli, quali l’insegnamento, la riabilitazione o la terapia.
Per quanto riguarda la terapia e la riabilitazione, gli ambiti di intervento riguardano preminentemente la neurologia e la psichiatria:
- autismo infantile
- ritardo mentale
- disabilità motorie
- morbo di Alzheimer ed altre demenze
- psicosi
- disturbi dell’umore
- disturbi somatoformi (in particolare sindromi da dolore cronico)
- disturbi del comportamento alimentare (anoressia nervosa)
- malattia di Parkinson
In ogni caso, gli interventi di tipo clinico rimangono di esclusiva competenza degli esercenti le professioni sanitarie.
Lo studio della musica in medicina è un campo sempre più in via di sviluppo che in passato è stato largamente indirizzato all’utilizzo della musica come terapia complementare. Sempre più interesse si è concentrato sulla comprensione dei meccanismi fisiologici che sottostanno agli effetti della musica e sulla capacità di essa nel modulare le risposte metaboliche. La ricerca ha stabilito un ruolo della musica nella regolazione dell’asse ipotalamo-ipofisario, del sistema nervoso autonomo, del sistema immunitario, che hanno, a loro volta, un ruolo chiave nella regolazione del metabolismo e del bilancio energetico. Scoperte più recenti hanno dimostrato un ruolo della musica nel recupero metabolico dallo stress, nella motilità gastrica ed intestinale, nella modulazione dei sintomi gastrointestinali legati al cancro, e nell’aumento del metabolismo lipidico e della clearance dell’acido lattico durante l’esercizio e il recupero dopo lo sforzo.
Commenti
Posta un commento